mercoledì 4 gennaio 2012

MORTO UN JOBS SE NE FA UN ALTRO



Volevo intitolare questo post in maniera più irriverente, poi mi sono detto... vabbe' va'.


Tuttavia ho sempre detestato i minus habentes che piangono per persone che non conoscono. Magari miliardari.

Gente in lacrime per chi "ha cambiato il mondo". Ora, che un iPood o un iPhone abbiano cambiato il mondo, be'... mi sembra una visione assai restrittiva del mondo. Della storia e del suo evolversi.


E poi Jobs non ha inventato un bel niente.


Già negli anni '80 fu cacciato dalla Apple perché la stava affondando. Rientrando poi dalla porta di servizio, ha dimostrato certamente buone doti imprenditoriali. Certo. Non dissimili da migliaia di persone.


Il vero segreto di Jobs rientra in quel campo semantico dell'inspiegabile per il cui accesso qualsiasi esperto di comunicazione darebbe un braccio. Forse qualcosa in più.


Si tratta di quel quid indecifrabile e indescrivibile che, al di là delle oggettive doti o capacità, rende qualcuno una star. Quel quid che già fu di D'Annunzio (forse la prima vera star dell'era moderna), che fu di Garibaldi o dei Fab Four di Liverpool.


Dipenderà dallo sguardo, da una particolare inclinazione della voce o delle movenze, nessuno lo sa. Fatto certo è che Jobs era già una star agli albori (chi altri ricorda il co-fondatore della Apple, Wozniak, anche lui di nome Steve?) e che tale, una star, è rimasta nel tempo.


Per questo il consiglio di amministrazione Apple mandava avanti lui per le presentazioni, e insomma per tutto il marketing dell'azienda.


Quindi un quid, indescrivibile. E beato lui. Nessuno ne fa una questione di invidia (non io almeno). Però, per carità, io le mie lacrime non le verserò certo per un Jobs qualsiasi.

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