venerdì 20 maggio 2011

I Campioni del Crack

La storia è piena di imprenditori capaci. Alcuni, partendo da niente, hanno avuto successo. Altri, sono riusciti a rialzarsi dopo cadute eccellenti. Per la cronaca, il re del ketchup John Henry Heintz, il principe del circo Phineas Barnum o il magnate dell'automobile Henry Ford, prima di diventare immensamente ricchi hanno conosciuto l'insuccesso in precedenti iniziative.

 Vi è poi una terza categoria che il successo l'ha conosciuto, sono caduti ma non si sono rialzati.

I Campioni del Crack parla di loro.

C'è ad esempio Boris Berezovsky, ex ras del petrolio e consigliere di un primo ministro russo. Oggi è in esilio nel Regno Unito, riceve continue minacce di morte e ha subito vari attentati.

O Christopher Foster, il quale, stando anche alle parole di sua madre (citata nel libro): "Guadagnava soldi a palate. Ne aveva talmente tanti da non sapere che cosa farsene". Finì col suicidarsi, non prima di aver fatto fuori la moglie e la figlia quindicenne.

E che dire di Mikhail Khodorkovsky? A suo tempo il sedicesimo uomo più ricco della Terra, langue attualmente in un carcere sibeiano. L'hanno pure messo in punizione per non aver seguito un corso di cucito.

Ma I Campioni del Crack non è (in questi tempi di crisi), solo una lettura consolatoria del tipo:



 No. I Campioni del Crack è pure istruttivo per altri versi.

Innanzitutto perché sfata un antico mito: non esiste una plutocrazia stabile di super-ricchi e super-potenti che governa il mondo. Certo, lobby e conventicole ce ne sono eccome, ma anche il più facoltoso può ritrovarsi a stringere il nulla come noi poveri fessi che sottoscrivemmo i bond argentini o le obbligazioni Parmalat.

Altro mito buttato al cesso, particolarmente caro al senso comune, è la convinzione che se si arriva in alto, si possegga per forza capacità che gli altri non hanno.

Errato.

Il libro dimostra che si può toccare l'Olimpo senza conoscenze particolari di un dato settore. E' stata questa "ignoranza", unita ad una dose eccessiva d'azzardo, che ha portato il più delle volte alla rovina tante persone.

Ma l'aspetto forse migliore, è una domanda che attraversa l'intero testo: perché?

Perché uomini che avevano tutto, hanno continuato a volere di più fino a ritrovarsi stritolati dalla complicata rete che loro stessi hanno contribuito a tessere?

Avidità?

Haimé, risposta troppo semplice. Come spiegano i due autori: "Le ricerche dimostrano che quando le persone guadagnano più di 480.000 dollari, il loro comportamento si modifica".

E ancora: "Mentre l'approccio femminile mira a costruire un business stabile che possa sostenere adeguatamente l'imprenditrice e la sua famiglia, il metodo irrazionale, basato su un'insensata assunzione di rischi, sembra essere una prerogativa maschile".
Quindi non solo un'interessante cronaca sulla caduta di alcuni giganti, ma anche una riflessione che meriterre forse
Ma che vi dice il cervello ragazzi?
maggiore attenzione. Ovvero:
















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